Querciabella nasce nel 1972 dal sogno di uno dei più grandi collezionisti di vini della Borgogna, Giuseppe Castiglione, un importante imprenditore Milanese grandissimo amante di vini francesi. L’ambizione è quella di produrre grandi vini come quelli che collezionava e sceglie la Toscana, esattamente la zona di Greve in Chianti, per istituire la sua azienda e anche gli internazionali bianchi francesi.

Inizialmente l’azienda era costituita da 2 ettari sulla collina Ruffoli, dove oggi sorge la cantina e a seguire acquista diversi ettari nelle restanti zona del Chianti, come a Radda in Chianti e a Gaiole in Chianti, quest’ultimi destinati alla sola produzione di Sangiovese e che oggi in totale raggiungono circa 70 h. Acquistano poi altri 30h in maremma, esattamente ad Alberese dove qui viene prodotto esclusivamente l’etichetta “Turrino” I vigneti si trovano a 350 mt sopra il livello del mare, qualcosina in meno quelli siti in Maremma. Il terreno nella parte bassa è ricco di argilla e galestro, due componenti che sono subito sinonimo di eleganza. 


La coltivazione è a regime biologico già nel 1972, in tempi ancora non sospetti, quando scegliere di coltivare in termini bio era un atto di fede con la propria terra e con la propria filosofia di vita. Tanto che Sebastiano, il figlio di Giuseppe e ad oggi a capo dell’azienda, è vegetariano da quando ha 12 anni e con la sua entrata in azienda, si convertono a regime biodinamico. Ogni etichetta viene prodotta da un lotto di vigneto ben specifico (si lotto e non Crù a questa azienda piace più questa definizione, piuttosto che utilizzare impropriamente quella francese).

Si avete capito bene i vini Querciabella non solo sono biodinamici ma godono di un‘eleganza inaudita. Sino ad oggi di questa azienda, conoscevo solo l’etichetta bianca, il mitico Batàr, che avevo avuto l’onore di incontrare e servire nei miei primi passi a Zuma Rome ma ero ancora acerba di esperienza, non compresi bene la straordinarietà di questa etichetta. 
Batàr nasce dall’amore di Giuseppe il Fondatore per l’appellazione “Batard Montrachet“, una delle denominazioni che vanta i migliori bianchi della Borgogna. L’ambizione è proprio quella di fare un bianco di quell’altezza, iniziata principalmente col Pinot Bianco in purezza e con l’aggiunta in seguito dello Chardonnay in blend.

Partiamo dalla 2017, passando per la 2011, alla 2005 e alle 1996, un grande regalo davvero non finiremo mai di ringraziare Daniela ed Emilia per l’opportunità. La prima annata viene prodotta nell ’88, la fermentazione, affinamento avvengono in barrique di rovere francese. Cambia anche il nome nel tempo, da Batàr Pinot a Batàr.  Lo Chardonnay arriva dopo, prima ero solo 100% Pinot Bianco. La straordinarietà di questo vino è che sia la fermentazione che l’affinamento avvengono in barrique. L’affinamento, che varia in termini di tempo di annata in annata.  La pianta più giovane di Pinot ha ormai 15 anni le più anziane più di quaranta, lo Chardonnay viene impiantato agli arbori degli anni ’90. Un trionfo di profumi, fiori bianchi, gialli, frutta a pasta gialla, frutta esotica, a tratti matura, note vegetali, balsamiche, accenni di idrocarburi. Il tutto varia di annata i annata ovviamente, sarà che è un giorno giusto secondo il calendario biodinamico e Daniela, l’addetta all’hospitality, conferma che io e Fiamma siamo state nettamente fortunate, non tutti i giorni si riescono a percepire certe note

Passiamo ai rossi, che confermano la straordinarietà di questa azienda. “Querciabella” 2017 è un Chianti Classico Gallo Nero DOCG 100% Sangiovese, fermentazione alcolica e malolattica in acciaio, 95% fa botte grande da 500 Lt. Il solo 5% barrique primo passaggio rovere francese. E’ un purosangue scalpitante, giovane, freschissimo, il tannito è croccante, deve ancora lasciarsi andare ma inutile dire che ha tutte le premesse per regalare grandi sorprese tra un pò di anni.



C’è poi “Turpino” 2015: 40% Cabernet Franc, 40% Syrah, 40% Merlot, taglio bordolese. Affinamento di 16 mesi in barrique di secondo passaggio, di cui il 15% invece fa barrique di primo. Più complesso, note secondarie, terziare, è un pupurrio di profumi e sensazioni. Sarà che è particolarmente equilibrato.



“Camartina 2015“: 70% Cabernet Sauvignon e 30% Sangiovese. Di lui mi rimarrà per sempre impressa una nota di gelso assurda, decisa, che rimarrà carica fino a quando non lascerà il tavolo della degustazione.


E’ stata un privilegio assurdo poter visitare questa realità. Ringrazio fortemente la mia amica Fiamma Rossetti per avermi coinvolta in questa avventura, è stato un regalo meraviglioso. Ringrazio lo staff di Querciabella per averci accolte e per averci deliziate con questi vini straordinari, sopratutto per il grande regalo di averci fatto assaggiare le annate vecchie del Batàr.

Ringrazio Simona Geri che grazie all’amore smisurato che ha per il loro bianco, ci ha senz’altro convinte ancor di più a scegliere di visitare dal vivo questa azienda. Con questa esperienza sancisco ufficialmente ogni pregiudizio o dubbio sulla straordinarietà della viticultura biodinamica. Posso ufficialmente dire che il vino biodinamico può essere straordinario e tecnicamente perfetto, senza dover subire o accettare quei difetti nei profumi e nei sapori che proprio non riuscivo a concepire. 

Anche qui lascio un pezzo di cuore: vini davvero singolari, eleganti, che sanno di raffinatezza, classe, grazia, ricercatezza. Vi auguro di incontrarli presto nei vostri percorsi enologici, la goduria è assicurata!